Non sarebbe realistico affermare che non ci sono favoritismi tra società sportive e giocatori, ma contrariamente a quanto accade nel mondo del lavoro, nel momento in cui i giocatori “raccomandati” smettono di fare la differenza, i privilegi si azzerano.
Nello sport giovani e meno giovani sono attori della stessa scena, ognuno conosce il proprio ruolo e cerca di svolgerlo al meglio. La competizione tra giocatori (auspicabile e coltivata con strategia da parte del coach), non intacca la mission del team ma la rafforza. Remare tutti nella stessa direzione seppur con motivazioni diverse è uno dei più importanti compiti del coach, soprattutto a livello giovanile dove le motivazioni spesso sono deboli e legate a fattori esterni al giocatore.
Nel mondo del lavoro questa modalità di ragionamento non sempre viene compresa ed applicata. Continua…