Il futuro dei nostri giovani cammina con la nostra memoria?

Pubblico con piacere l’estratto di una bella chiacchierata fatta Sabato 21 Settembre presso l”Anpi di Cadelbosco Sopra insieme a Renzo Ulivieri, la partigiana Maria Montanari ed il giornalista Mattia Mariani di Telereggio.

“Se consideriamo la memoria una sorta di serbatoio delle conoscenze, in cui si accolgono e si ritengono le impressioni e le esperienze della nostra vita, ci rendiamo subito conto che la memoria è strettamente collegata al nostro presente ed al nostro futuro. Parlando di giovani ritengo che non ci sia futuro senza un’osservazione, anche critica ed a volte dolorosa, del nostro passato. Le società sportive in quanto luoghi educanti, dovrebbero attingere dalla memoria (propria ed altrui) per rispondere alla domanda in questione ad una condizione: che la testimonianza rimanga una traccia e non venga presa come verità assoluta.

La memoria diventa noiosa e rimane inascoltata dai giovani quando diventa un’ “Operazione Nostalgia” in cui non si riconoscono.

Nel “Mi ricordo quando…”  non c’è mai una modernità sullo sguardo.  In questo video Maria, pur sensibilizzandoci su temi universali, racconta la sua verità di quel preciso momento storico che non è il nostro, tanto meno il tempo delle ragazze del video in questione.

È come se in mezzo alla savana trovassimo l’impronta di un leone. Se andassimo a sovrapporre la nostra impronta sulla sua, ci accorgeremmo che non è la stessa. È una traccia, è un’indicazione… ma non sarà mai la nostra strada!

In generale ritengo che nello scavare dei ricordi ci debba essere sempre la costruzione di qualcosa di nuovo:  la testimonianza deve far accadere cose nuove.  Dev’essere la miccia per un’esplosione verso il futuro e questo è un compito difficile a cui siamo chiamati noi insegnati, genitori, allenatori e dirigenti delle società sportive…

La testimonianza di Maria è una testimonianza di forza, di lealtà e di impegnoha parlato poco ed ha fatto molto!

I ragazzi, ascoltando la sua testimonianza si dovranno chiedere: qual è il mio contributo personale di fronte a questa importante eredità che i miei nonni mi hanno lasciato?

La democrazia ha a che vedere con l’uguaglianza degli individui (morale e materiale) e questo concetto è assolutamente trasferibile anche nel mondo dello sport. Agli atleti, a maggior ragione giovani, occorre spiegare che dal punto di vista umano siamo tutti uguali in termini di opportunità, ma non lo siamo dal punto di vista tecnico. E qui entra il gioco un altro concetto, quello del merito, parola che sempre crea qualche malumore e malinteso…

Il concetto di democrazia ed il concetto di merito sono due dimensioni in qualche misura complementari: l’uno pone in rilievo l’uguaglianza di fronte alle opportunità, l’altro sottolinea il valore acquisito per competenze e capacità in un determinato settore.

Mi è capitato qualche volta di sentire dai genitori che ho avuto modo di conoscere: “ Ho pagato la quota e pretendo che mio figlio giochi”… un concetto molto diseducativo che pone l’accento sulla possibilità di acquistare tutto, anche il posto in squadra.

In realtà non si compra il posto in squadra ma l’opportunità di allenarsi in una bella palestra, possibilmente riscaldata e con dei seri allenatori… tutto il resto è fatica e sudore.

Picasso sosteneva che il 98% del merito è sudore… perché non possiamo farlo capire anche ai nostri ragazzi?

Educare alla democrazia significa abbattere le forme di fascismo moderno che oggi sono molto più difficili da inquadrare. Il fascismo di oggi non è lo stesso dei tempi di Mussolini. Ha a che vedere con l’informazione, con una burocrazia caotica che fa di tutto per non farci capire niente e nel nostro non comprendere, ci punisce con multe salate che ci tolgono la vita.  I nuovi fascismi sono subdoli e populisti, fanno presa sulle paure di chi soffre, sull’odio di chi vive un periodo di grande crisi. Al contempo non son facili da individuare, si dichiarano non fascisti, ma subdolamente fomentano odio, razzismo, xenofobia…

Siamo in una dittatura violenta che ci comanda con elementi difficili da riconoscere… i nostri giovani oggi sanno riconoscerla?

Cosa trasmettiamo a loro noi allenatori, genitori, dirigenti, nonni?

Dov’è finita la dignità dell’uomo se si arriva a suicidarsi per il lavoro… durante la resistenza il nemico era chiaro e visibile oggi non lo è. Oggi ci istigano al suicidio per rimanere impuniti. Manteniamo una casta che è solo preoccupata di salvaguardare la propria poltrona ed i propri interessi.

Anche Mussolini è stato socialista, qualche strada e qualche legge giusta l’ha fatta, ma poi è diventato impero.

La memoria quindi funzione se produce:

–      il ringraziamento dei nostri nipoti (delle conquiste fatte);

–      se diventa testimonianza e non un catalogo di date e di episodi;

–      se la traccia viene  tradotte in novità.

Maria ci comunica che dobbiamo avere coraggio e che le conquiste fatte in passato non si sono acquisite per sempre… ogni santo giorno va rinnovata l’attenzione su di esse mantenendo la guardia alta.

Questo, a mio modesto parere, è un discorso umano e non politico…”

Barbara Fontanesi